70 ANNI DEL LEONE

di Fausto Delmonte

“70 ANNI DEL LEONE” è un progetto NUVI iniziato due anni fa per celebrare la mitica e imbattuta tripletta di Fiorenzo Magni al Giro delle Fiandre nel 1949, 1950 e 1951.

Una lunga ricerca prima negli archivi italiani e poi in quelli belgi, grazie alla preziosa collaborazione con Jan Borré di Squadra Flandria, ci ha permesso di risalire ai percorsi originali che a differenza dell’attuale (scelto essenzialmente per fini di spettacolo), aveva uno sviluppo circolare su un più ampio territorio fiammingo che da Gent si estendeva al mare del nord, per ridiscendere verso Oudenaarde e la zona collinare, chiudendo (quasi) il cerchio a Wetteren dopo 273 km.
(Consulta il Vademecum per i partecipanti e i percorsi confrontati 1951-2022)



In alcuni mesi di studi virtuali, è stato realizzato un percorso il più fedele possibile all’edizione del 1951 ma, per ricreare le stesse atmosfere vissute da Magni durante le sue vittoriose cavalcate, sono state eliminate le strade principali ormai troppo trafficate, sostituendole da altre secondarie o da piste ciclabili di campagna dal fondo in asfalto o cemento, ma soprattutto in ghiaia e pavé, aumentando di poco la distanza totale.

Saltato il 2021 causa pandemia, finalmente quest’anno ci siamo spostati fisicamente in Belgio per completare la rievocazione, o almeno così credevamo… perché al nostro arrivo un vento gelido ci ha accolti a schiaffi, facendoci capire cosa sia il ciclismo in Belgio ancora oggi, ma soprattutto allora, quando pochi europei osavano metterci le ruote.

Con bufera di neve certa il giorno dopo, abbiamo sconvolto la rigidità belga ribaltando il nostro programma già dal giovedì.


Infatti dopo il gemellaggio tra il museo CRVV con la nostra perla del Ghisallo (che per l’occorrenza ha sfoderato i cimeli più preziosi di Magni) e dopo la punzonatura delle biciclette con foglio firma e scambi di vino per birra, siamo saliti subito in sella affrontando uno dopo l’altro i “Berg” che si susseguono a sud della bella piazza di Oudenaarde anticipando così la seconda e più tortuosa parte del percorso con i suoi agognati e temuti muri in pavé.

E’ vero, quello delle Fiandre non è il terribile pavé francese della Roubaix massacrato dai trattori, ma è comunque molto più irregolare e scavato di quanto si veda anche dagli enormi schermi 4K, ed è maledettamente difficile già in pianura trovare un’adeguata aderenza che permetta di scaricare la potenza sufficiente per procedere. In salita poi il fenomeno si amplifica in maniera esponenziale, anche a causa delle pietre che diventano gradini veri e propri, vietato alzarsi in piedi!

Con i mezzi attuali da 6,5 kg, tubless da 30 mm a bassa pressione e rapportature di 34×30,  diventa “semplice” anche il 22 % del Koppemberg, ma con le bici di allora che pesavano quasi il doppio, tubolari da 25/26 più gonfi e il rapporto più agile di 47×24… già il Kwaremont che si affrontava dal 1934 risultava difficile, mentre il Geraardsbergen inserito dal 1951, quasi impossibile. Per questo Magni montò rapporti più agili che gli permisero di non scendere e guadagnare tempo per poi involarsi in solitaria.

Al sabato le temperature previste vanno dai -2 ai 6 gradi, ma la neve ha lasciato il posto a un blu brillante e invitante.


Dopo alcuni passaggi nella meravigliosa Gent per raggiungere la Sint Pieters station, dove partì l’avventura di Magni, i ricchi palazzi dell’antica capitale delle Fiandre diradano e iniziano le tante fattorie dai tetti spioventi visibili dalle stradine che percorriamo lungo i numerosi canali che scendono in città accompagnati da file di pioppi neri dalle altezze a noi sconosciute e ricchi di volatili tra i quali solo il Germano ci è familiare.

Un lungo rettilineo con alcuni chilometri di pavé, ci porta a Brugge, la perla delle Fiandre di origine vichinga che nel ‘300 era una delle città più importanti d’Europa. Attraverso l’antica Kruispoort oltrepassiamo le mura e, sfilando i numerosi mulini, arriviamo al ristoro di prelibatezze fiamminghe. Un vento beffardo fa annegare il nostro foglio firma, che sarà arrivato ormai al “Noordzee “come viene chiamato il Mare del Nord da queste parti.


Ed è puntando al mare che viviamo uno dei momenti più vibranti del percorso, grazie al vento che sempre ci ha accompagnato, ma che ora ci ritroviamo perfettamente contrario sfidandoci a ogni colpo di pedale. E’ uno dei punti più affascinanti del giro, anche perché i magnifici ma impegnativi chilometri di pavé ci permettono di assaporare maggiormente l’avventura di Magni.

Foto di rito a Wenduine, splendente cittadina di mare, poi direzione ovest con sosta alla più nota De Haan fino alla ancora più nota Ostenda, importante porto settecentesco, dove entriamo direttamente dalla spiaggia, emulando soprattutto le gesta di Van Der Poel piuttosto che quelle di Magni…

Con la splendida Groene 62 siamo usciti nel modo migliore dalla città.
Questa infinita pista ciclabile ricoperta da un leggero strato di ghiaia, è stata realizzata nel 2007 sfruttando il percorso di un’antica linea ferroviaria smantellata e i suoi 62 km, che attraversano paesi e superano strade senza interruzioni, rappresentano un osservatorio privilegiato sulla bellezza della campagna belga, con le sue incredibili case di mattoni, i suoi campi pettinati, gli animali al pascolo, i canali e le zone umide dov’è facile vedere oche canadesi e maestosi cigni. Corre veloce e parallela al percorso di Magni fino alla cittadina di Torhout, dove ha termine.

Con un’altra ventina di km, sul percorso di gara, entriamo a Roeselare, dove ci attendono il noto Koers museum e il relativo café per la cena… anzi il museo non ci attende più perché a causa delle troppe forature e fette di torta, abbiamo sforato l’orario di chiusura e la rigidità belga non perdona.

Quindi foto di rito sia in gruppo che con il murales di Freddy Maertens , occasione per ammirare la sfilata dei mezzi che hanno partecipato brillando tutto il giorno, e le rispettive maglie colorate.


Passano così i marchi presenti nelle tre edizioni, come la Wilier Triestina di Magni nel 1949 e 50, la Ganna Ursus di Magni nel 1951 (ma anche di Pino Cerami e dei belgi Ollivier e Ramon nel ‘49), la Bartali Gardiol del belga Jomaux (nella squadra di Gino nel 1949) e la francese Bertin che partecipò nei tre anni con forti corridori come il belga Roger Decock vincitore nel 1952 (sua anche la maglia di campione delle Fiandre 1951 presente alla rievocazione).
Altri marchi importanti a sfilare, presenti solo nella rievocazione, sono gli italiani Atala, Benotto, Frejus, Legnano, Viscontea e il belga Van Hauwaert del noto campione anni ’10 Cyrille.

Finite le ultime riserve di batteria, non ci resta che consegnare i premi e via con la zuppa di pomodoro prima di caricare bici e salutare amici e Fiandre.


Con la speranza di tornare quanto prima a rivivere nel modo corretto il percorso di Magni, un GRAZIE al Museo del Ghisallo e al suo presidente Antonio Molteni per il grande supporto, all’immancabile Natale Bolgè, ad Antonio Terragni sull’ammiraglia, a Marina Castagnari e Morena Frassineti, ai fotografi Riccardo Vender e William Salvioli e agli amici/soci  belgi Jan Borré (Bartali Flandrien) per tutto il supporto storico, organizzativo e sul percorso e a Alex Wauters (Cyrille Flandrien) per il supporto sul percorso e sui ristori.

W Magni, W la Nuvi!

Photogallery a cura di Riccardo Vender e William Salvioli